Gioco del Pallone col Bracciale


E' USCITO IL LIBRO "ARTISTI DEGLI SFERISTERI" DI LEONE CUNGI
Prossimamente on-line alcuni estratti del libro

Per ordinare il libro cungi@ntc.it
30,00 € + spese di spedizione


Il Gioco del Pallone col Bracciale: Quattro secoli di storia

Prima ancora che il football, nato nell’Inghilterra vittoriana attorno alla metà del XIX secolo, imponesse un modello ludico universale, l’Europa giocava a palla con le mani e in Italia, in particolare, faceva da padrone il gioco del pallone col bracciale. Nato nelle corti rinascimentali, ma di antiche origini greco-romane, il pallone fu praticato dapprima da signori e da aristocratici nelle arene dei palazzi nobiliari e poi da borghesi e da popolani sulle piazze e slarghi delle strade acquisendo una popolarità straordinaria.

 

    

     L’abilità dei giocatori, “nell’addomesticare” con un pesante attrezzo di legno irto di punte (bracciale) una capricciosa sfera di cuoio e scagliarla con precisione e vigore da una parte all’altra di un rettangolo da gioco, estasiava le folle. Tra la fine del Settecento e gli inizi del secolo successivo, con la costruzione di impianti specifici (sferisteri), con la codificazione delle regole, con l’organizzazione delle partite e il propagarsi del professionismo, il pallone assurse al ruolo e all’importanza di sport nazionale acquisendo, anche, le caratteristiche dello spettacolo pubblico modernamente inteso

 

Numerose insigni testimonianze del tempo ci fanno conoscere il vastissimo seguito che il gioco aveva: Wolfgang Goethe, per esempio, ricordava di aver assistito, a Verona nel 1786, ad una partita in compagnia di altri quattro- cinquemila spettatori; Edmondo De Amicis confermava lo stesso numero di presenze nello sferisterio di Bologna verso la fine dell'Ottocento; alla metà dello stesso secolo , ci informa Ugo Pesci, l'arena del pallone fuori della porta a Pinti a Firenze " non bastava a contenere i numerosissimi spettatori, e molti dovevano restar fuori dallo steccato ad aspettare le notizie della partita ed i palloni sbagliati". Nel capoluogo toscano il richiamo del pallone era così forte che nel 1895, in una città di circa 200.000 abitanti , funzionavano contemporaneamente due sferisteri, quello " Caroti " alla porta alla Croce e delle "Cascine" fuori porta al Prato, frequentati quotidianamente dalla primavera alla fine dell'estate da qualche migliaio di appassionati.

 

Tramonto e risveglio del pallone.

  Con tempi più o meno diversi, anche nel resto d’Italia avvenne il declino del pallone che continuò, però, a vivere in alcuni centri delle Marche (Mondolfo e Treia) e della Romagna (Faenza).

Nel 1992,   grazie ad alcuni appassionati e alla sensibilità dei Comuni di Mondolfo, di Treia e di Monte San Savino, si è costituito il Comitato Nazionale del Gioco del Pallone col Bracciale, con lo scopo di promuovere il recupero storico e culturale del pallone attraverso mostre, convegni e pubblicazioni e di propagandarne l’aspetto agonistico mediante l’organizzazione di partite dimostrative, di tornei e di un campionato nazionale. Il campionato, riproposto a distanza di circa trent’anni dall’ultima edizione del 1963, ha assegnato gli scudetti tricolori a Santarcangelo di Romagna (1992), a Mondolfo (1994,1999), a Treia (1993,1995,1997), a Faenza (1996) e a Monte San Savino (1998,2000).


Testi e foto a cura di: Leone Cungi cungi@ntc.it